Lo scrittore e l’umanità - Edizione digitale XMLcompiled byMaria Federica CartenìCarte Tommaseo Online2025
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Carte d'autore onlinePoesieTommaseo, NiccolòSuccessori Le MonnierFirenze1872Trascrizione e revisione testiMaria Federica CartenìClaudio LupinuMarcatura XML testiMaria Federica CartenìManuela FerraroCodifica XML automatica estratta da WCM-BDGiovanni Salucci - MRX srlCoordinamento scientificoSimone Magherini
Lo scrittore e l’umanità
O Luigi, per l’alte vedette,Ne’ seni del vero,Non assai trasvolò nè ristetteL’intenso pensiero.Chi mi dà, d’un medesimo corsoVolando pel vano,Una stilla del Nilo, ed un sorsoLibar del Giordano?E dell’ultimo mar le incorrentiGhiacciaie, e profondePer l’ardente deserto frementiLe sabbie com’onde?Del Brasile le pioggie scroscianti;Olimpo, i tuoi soli,E nel buio trimestre brillantiLe aurore de’ poli ?Dalle cime di Pindo stillantiSentir le fontane;E d’America dome, e mugghiantiRatto in aria, veder le montagneLe ripide spalleRannicchiar nelle rase campagne,Sparir nella valle?Quante il mar tra le concave bracciaAltezze rinserra,Quanta mai di tremuoti minacciaNasconde la terra;Del carbon l’alte selve, nascostoMaterno tesoro,Ed i letti ove dorme compostoL’arsenico all’oro?Ma vorrei, per abissi più neri,Per ciel più sublime,Misurar degli umani pensieriIl fondo e le cime.Tutte in una le gioie stillateDe’ vergini amoriE provar le amarezze beateDi santi dolori;Di chi splende d’oneste ritorteIl sacro sospiro,Di chi vince con libera morteL’augusto martiro;Quel che sente a chi scopronsi i campiIntatti del vero,E chi trovi un bel suono, e lo stampiD’un grande pensiero.Adunar dell’umane favelleI senni dispersi,E le umane virtù, quasi stelleDi cieli diversi;E l’affetto pensar, non percettoAl cor che l’avea,E riflessi mirar nel concettoI cieli e l’idea;Divinar dal mio cuore i fraterniE merti e peccati;Ricordandomi i secoli eterni,Predire i passati.Del Signor, negli aperti sereni,Seguiamo la traccia;De’ suoi fiori, e celesti e terreni,Ghirlanda si faccia.Voghi ardito sul mar delle cose,E scopra il pensieroDi tremende beltà, d’affannoseSperanze il mistero.Ma se porto fallace lo allettiA molli languori,Acre noia lo avvince, ed abbiettiLo premon dolori.1835.