Affetti e idee. A un uomo di legge, autore di versi
Se non raggia dal cor fiamma d’affetto,
Non avrai pöesia. Dalla fatica,
Come da selce, Amor mette scintille,
E nella nube del dolor descrive
Suo grand’arco di pace e di bellezza.
Dal mormorar degli svogliati crocchi,
E dall’avaro schiamazzar forense,
Deduce arguto Amor dolci concenti;
Che il turpe immuta, ed il terrestre indìa.
A te non detto, non pensier, non passo
Vedovo sia d’amor. Sempre più alta
Del lucro e del diletto, abbi la mira:
E benedetti avrai lucri e diletti.
Severa cosa Amor! Gioie svogliate,
Allegri motti, ed ozii oblivïosi,
Son morte o febbre a lui, che vive e cresce
Di profondi pensier’, di muti preghi,
Di fortemente sopportati affanni,
D’ire compresse, di domate brame.
Non già di baci, di sospir’, d’amplessi
(Terribil gioco all’anima fanciulla);
Campa l’amor che venera e contempla
I cieli immensi, la civil famiglia,
La donna e il cherubino, il fiore e Dio.
A quel Dio che creò gli Angeli e gli astri,
Delle Vergini il labbro e de’ Profeti,
E il cardellino e la foresta e il vento,
I rivi schietti e l’ocëàn tonante,
Oriamo a Dio, che sia la nostra vita
Poema intero; e ogni atto un’armonia,
Ogni ora un inno, ogni parola un canto.