Il medesimo, in nuova forma
Come piccole faville,
Come soli in ampio giro,
L’alme umane a mille a mille,
O Signor, dal nulla usciro
Ad ogni ora innanzi a te.
Era ogn’alma, ne’ profondi
Tuoi pensieri, eterna idea:
E nell’ordine de’ mondi
Entra anch’ella, e nuovi crea
Universi intorno e in sè.
Cadon vite ad ogn’istante,
Com’al suol falciate biade;
E la terra germinante
Di viventi un’altra etade
In quell’attimo rifè.
Infelici età venture,
Ree del par, tiranne e oppresse,
Sulle nostre sepolture
Cresce a voi cruenta mèsse
Di peccato e di dolor.
Ma co’ falli i gran concetti,
E più grandi, sorgeranno;
Le fidanze co’ sospetti,
Le delizie con l’affanno,
E co’ fremiti l’amor.
È ’l vapor dell’ebro senso
Breve soffio di tempesta:
Ma ’l piacer che spira intenso,
Che possente in cor ci resta,
Vien dall’alto de’ pensier’.
Verginetta in sen portasti,
O Maria, Virtù divina.
Più sarà ne’ pensier’ casti
Concepita, e più vicina
Prole avremo al sommo Ver.
Nelle gioie, o Dio, che tanto
L’egra carne agogna e spera,
È mistero augusto e santo.
Sia l’amplesso una preghiera,
Ed il talamo un altar.
Dalle candide parole
Della moglie in te diletta,
Dal sorriso della prole
Innocente benedetta,
L’amor tuo, Gesù, ci appar.
Tuoi siam tutti; e sposo, amico,
Avversario, pellegrino,
Schiavo e principe e mendico,
E selvaggio e cittadino,
Ti siam tutti un solo amor.
Nostri amor’ Gesù consiglia
Sublimare in un co’ suoi.
Questa piccola famiglia
Ch’egli crea quest’oggi a noi,
Non ristringa i nostri cuor.
I concenti del pensiero
E dell’opra a Dio levate:
Egli a voi del ben, del vero
Ampliar l’ereditate
D’una impose in altra età.
Ciascun’alma al secol nata
È tesor del Dio vivente,
Pietra forse in ciel segnata,
Re terribile e clemente,
A fornir la tua città.
Non v’ha gemito latente
O di schiavo o di fanciulla,
Non v’ha sogno di dormente
Che dileguisi nel nulla;
Crescon tutti in pruno o in fior.
I pensier’ ch’errando vanno
Al pensier mio stesso ignoti,
Tra mill’anni vibreranno
Nelle fibre a’ miei nepoti,
Santa gioia o rei dolor’.
Quanto mai splendor di vero
D’alte menti ornò le cime;
Quanto ardor d’affetto austero,
D’ardua gioia o di sublime
Maraviglia impresse i cuor’,
Venga, illumini le menti,
Tempri il cuore a’ nostri figli;
E co’ secoli crescenti
I magnanimi consigli
Crescan sempre e gli alti amor’.
Di quell’anima che aspetta
Sulla terra angusto nido,
Immortale pargoletta,
Il destino a voi confido,
O custodi eterni Ardor’.
Sian per voi, congiunti Amori,
L’alme tutte un solo spiro:
Sian co’ figli i genitori,
Delle ignote età nel giro,
Una lingua, un senno, un cor.
1839.