A due sorelle toscane, spose
Dal mar d’Adria al Tirreno,
Come timida nube in ciel sereno,
Passa la voce d’un ignoto, e dice:
Guai chi presume in terra esser felice!
Guai chi desìa l’ebbrezza
Soporosa di facile dolcezza;
Guai chi non tempra il vaneggiar de’ sui
Piacer’ col senno de’ dolori altrui!
A voi corra spedita,
O giovanette, d’angoscie la vita:
Ma di miti dolor’ pietà l’abbelli;
Chè a’ più mesti è più santo esser fratelli.
E delle nozze al canto
Confuso udrete degli afflitti il pianto:
E il vostro amor sarà cosa severa,
Qual di vedova madre una preghiera.
1842.