Montaperti
(Dopo la rotta di Montaperti, i Guelfi di Toscana e Romagna sono raccolti in Lucca, e dimorano intorno alla chiesa di San Frediano).
UN FANCIULLO DE’ BUONDELMONTI.
Quando, o padre, all’Apparita
La città nostra fiorita
Rivedrem dall’alto, e quando
Pregheremo in San Giovanni?
BUONDELMONTI.
Forse in capo a dimolt’anni
Avrà fine il nostro bando;
Forse in breve: Iddio lo sa.
CORO DI VECCHI.
O donne fiorentine,
Chiamate a Dio pietà.
UNA DONATI AL FIGLIUOLO.
Del padre tuo l’esiglio
Non averà mai fine:
L’Arbia nel sangue, o figlio,
Le piaghe sue lavò.
CORO DI GUERRIERI.
Maledetto il traditor
Che d’un colpo fe’ cader
Tante braccia e tanti cuor’!
Siano infami i suoi sentier’:
Quel che noi provammo allor,
Senta, o tristo, il tuo pensier
Tutta, quanto durerà,
La penace eternità.
CORO DI DONNE FIORENTINE.
Di te, Fiorenza, stanco,
I tanti tuoi peccati
Dio flagellar volea.
Su’ tuoi nemici armati
Un grande manto bianco
La Vergine stendea,
Che nella pura notte
Fu visto biancheggiar.
CAVALCANTE DE’CAVALCANTI.
Ma fu pugnato almanco:
Nè senza sforzo rotte
Le posse guelfe andàr’.
CORO DI VOLTERRANI.
Il sol montava; e discorde-sonanti
A noi veniano i barbarici canti.
Degli ottocento, pien’ d’oro e di vino,
Ecco il fracasso si fa più vicino;
E de’ cavalli la torma si scaglia
Con urla grandi alla nostra battaglia.
Primo in ischiera presentasi il forte
Aldobrandino, gridando: «Alla morte.»
E con la spada a due mani si caccia
Tra fante e fante, spirando minaccia.
I PISTOIESI.
Ma di Gualtier d’Astimbergo la fiera
Ira s’avanza. Calò la visiera,
E nelle mani s’assetta la lancia:
Sul condottier de’ Lucchesi si slancia,
Che del vegnente nel valido usbergo
Ruppe il suo ferro. Ma quel d’Astimbergo,
Forte gridando, lo coglie e trapassa,
E un altro e un altro freddati ne lassa.
Prende la spada, trafigge ed istraccia,
E tra’ destrier, come drago, si caccia.
SAMMINIATESI.
D’un concento di lamenti
Risuonâr’ le sparse schiere:
Ne’ sbarrati alloggiamenti
Il Senese penetrò;
Gli stendardi e le bandiere
Mise in terra e calpestò.
UN MAGALOTTI.
Forti lancie e a vincer dotte,
Trentamila in sugli albor’
Ci schierammo: e avanti notte....
UN BISDOMINI.
Maledetto il traditor!
CORO DI LUCCHESI.
Questa terra, intanto, sgombra
Da stranieri e suoi tiranni,
Di Matilde la grand’ombra
A noi tutti manterrà.
Regge omai da trecent’anni
La lucchese libertà.
UN MACHIAVELLI.
Maledetta e tu, che d’oro
Empi al barbaro la fame!
Ma non oro, o lupa infame,
Sangue Iddio da te vorrà.
UN PRETE DI SAN FREDIANO,
DELLA FAMIGLIA GARZONI.
Figliuoli miei, qual suono
D’ira impotente e d’infernal minaccia?
I’ pregherò che, buono,
Secondo i preghi vostri Iddio non faccia.
Per la sera tranquilla
Spandesi, come d’Angelo, armonia.
Suona la santa squilla
E dice in suo linguaggio: Ave, Maria.
L’Angelo a lei favella:
«Piena di grazia, Iddio tua compagnia. —
Ecco di Dio l’ancella —
E il Verbo è fatto carne. —
I FANCIULLI E LE DONNE.
«Ave, Maria.»
IL PRETE.
Prega a Gesù, che forte
Il braccio, o Santa, e mite il cuor ci sia.
E adesso e nella morte
Prega per noi traditi.
TUTTI, TRANNE IL CAVALCANTI.
«Ave, Maria.»
1833.