La foresta - Edizione digitale XML compiled by Maria Federica Cartenì Carte Tommaseo Online 2025

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Carte d'autore online Poesie Tommaseo, Niccolò Successori Le Monnier Firenze 1872
Trascrizione e revisione testi Maria Federica Cartenì Claudio Lupinu Marcatura XML testi Maria Federica Cartenì Manuela Ferraro Codifica XML automatica estratta da WCM-BD Giovanni Salucci - MRX srl Coordinamento scientifico Simone Magherini
La foresta Era notte; e motteggiando Aldrovando cavaliero Disse a Nello suo scudiero: Hai tu mai provato amor? Era Nello un giovanetto Di gentile e altero aspetto; Capei neri, ed occhi ardenti, E modesto in suo valor. Scosse Nello il capo, e in atto Di mestissimo sorriso, Disse a lui guardandol fiso: «Che v’importa del mio cuor?» — Via, raccontami se in cuore Hai tu mai sentito amore. — Tacque un poco il giovanetto; Poi gli dice: «E voi, signor?» — Canta, o Nello, una canzone. — Nello prese il suo lïuto: Il signor l’udia, seduto Lungo il fiume, e gli occhi al ciel. — Vo’ cantarvi una ballata D’una donna innamorata Che morì dal grande amore: L’era paggio un mio fratel. — Come corda di lïuto, Dal dolor tremava il canto: Chinò ’l viso, e diede in pianto: Il signor s’impietosì. La man pose in sugli anelli De’ suoi morbidi capelli. A quel tocco il giovanetto Si riscosse, e via fuggì. Viene il giorno, e il cavaliero Chiama e cerca invan di Nello: Gli era uscito del castello Cavalcando il suo destrier. L’armi ricche e il fine elmetto E il lïuto suo diletto Nel castel lasciato avea, Tolto in cambio il buon corsier. Il signor si mette in via Ricercando il suo scudiero, Ch’era ardito e pio guerriero, Era docile e fedel. A cansar del sole il foco Sedea Nello all’ombra un poco: Sente a un tratto il calpestìo, Monta e fugge come uccel. Ma il cavallo incespa, e cade Nel burron della foresta: Rotte l’ossa della testa; E per gli occhi il sangue uscì. Lo levâr con grande affanno, Lo portàro in un capanno. — Nello, Nello! —Il giovanetto Mosse i labbri, e gli occhi aprì. Riconosci il tuo signore? Gli perdoni? — Il giovanetto Delle man fe’ croce al petto: Dir volea, ma non potè. Nel vederlo venir meno, Una man gli pose al seno; Ma tremando la ritrasse: Sente alfin che donna ell’è. Nobil donna; i suoi parenti Le avea morti la vendetta: L’infelice giovanetta Si nascose a quel furor. Poi si mette travestita Del guerriero a far la vita; E dal padre d’Aldrovando Venne, e piacque al buon signor. Era allor lontano il figlio: Ma tornò; lo vide, e n’arse; E sentiva consumarse Nel suo vergine dolor. E peccato le parea, E lontan fuggir volea, Quando Iddio con sè la tolse A insegnarle un meglio amor. Egli a lei: «Così mi lasci? — Ella a lui: — Così Dio vuole. — — Intend’or le tue parole, Generosa, e il tuo tacer.» Ella il guarda in grande ambascia; Leva il braccio, e poi lo lascia (Qual chi gioia ormai nessuna Chiede al mondo) ricader. E con cenni affettuosi Raccomanda al cavaliero, Che in quell’abito guerriero La lasciassero così; E che in quella selva oscura Le si desse sepoltura: E nel nome di Maria Senza gemito finì. Entro in quella selva oscura Fece fare il cavaliero Una chiesa e un monastero; E lì visse a lei vicin. E dicean che sempre, il giorno Della morte, tutt’intorno Alla chiesa si sentia Un odor di gelsomin. 1841.