A mia sorella, nella morte di suo marito
«Il padre mio cadavere
Qui giacque, e a te pregai,
Madre, l’eterna requie;
L’uom che tanti anni amai
Qui cerco, e più non c’è.
Tutte le stanze vedove
De’ cari ch’io perdei;
Tutti raccolti dormono
Sotto una pietra i miei:
Troppa la casa a me.»
O mia sorella, e porgerti
Non posso alcun conforto,
I cari miei non possono:
Morto alla luce, e morto
II tuo fratello a te.
Sorella mia, rivivono
Ora nel cuor quegli anni
Che i puerili ingenui,
Eppur cocenti, affanni
Tuoi confidavi a me;
Gli anni che a noi più limpida
Venìa la sera estiva
D’alba rosata e candida,
E il ciel fiorita riva
Pareva, e cielo il mar;
E all’acque ci attraevano
Barche solette al lido;
E la Beata Vergine
Ci richiamava al fido
Prego e ai solinghi altar.
Festa nell’orto cogliere
Le biancheggianti more,
D’erbe odorose l’alito,
Delle vïole il fiore,
Lieto dell’ava amor.
Anima ignota agli uomini,
Ignota a te, crescesti:
Madre per poco, e vergine,
Nonchè d’error, vivesti
Di spasimi e timor.
Ma io timore e spasimo
Lungo alla madre mia.
Vedova e senza il bacio
Del suo figliuol moria.
Che ti dicea di me?
Tu ricevesti l’ultimo
Addio benedicente:
Rimorditrici lagrime
Dalle pupille spente
Non son cadute a te.
Li rivedremo. I poveri,
Tua nel Signor famiglia,
A cui tu vivi unanime
Madre e sorella e figlia,
Ci condurranno a lor.
Teco e’ son già: li toglie
Lieve agli sguardi un velo.
A quelli, o Dio, che v’amano
Discende in terra il cielo,
Portano il cielo in cuor.
1869.