A***. Nell’anniversario delle sue nozze - Edizione digitale XML compiled by Maria Federica Cartenì Carte Tommaseo Online 2025

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Carte d'autore online Poesie Tommaseo, Niccolò Successori Le Monnier Firenze 1872
Trascrizione e revisione testi Maria Federica Cartenì Claudio Lupinu Marcatura XML testi Maria Federica Cartenì Manuela Ferraro Codifica XML automatica estratta da WCM-BD Giovanni Salucci - MRX srl Coordinamento scientifico Simone Magherini
A***. Nell’anniversario delle sue nozze Volgono, Enrico, gli anni: e, come canto Che sul medesmo suon torna e riposa, T’apportan fidi il dì che ’l cor tuo lieto Disse all’amata vergine: «sei mia.» Hai di gioie innocenti in sen feconda Una radice che l’età rinverde: Solo non temi tu, solo non piangi. Solo son io, come in deserta macchia Vedovo augel ramingo, a cui già sopra Venta il piovoso autunno, e per diletto Gli tende insidie il cacciator dal basso. Non abbastanza gli uomini codardi, Lasso, fuggii, nè sull’altera cima Del desolato mio pensier mi tenni. Nel cuor mio siede insonne il mio nemico. Che val’ i dì, le notti, i mesi, gli anni Pugnar continua pugna, e fredde e mute E ignote ad occhi umani aver vittorie? Tutto disperde un dì (misero!), un’ora. Volgono, Enrico, gli anni: e il sol, che fido Radduce a Italia sua la primavera, Ritrova te nella medesma stanza Tra i noti aspetti; nè mutaron loco I cari libri e le fidate carte. Me via rapisce come inutil foglia, E posa a terra, e ancor rapisce in giro La sorte e i miei pensier’. Sempre la ruota Maggior si fa, sempre il dolor nel centro. Quando, Signor, l’inonorata e stanca Mia battaglia avrà fine? O forza dammi Di vincere il cuor mio, Padre, o m’uccidi. Chi sa? nel gel della vicina morte Forse anch’io tremerò, com’uom che lasci Speranze e fide lagrime ed amori. Pure or mi par che desïati i casti Amplessi tuoi, come di moglie fida, Mi giungeriano, o Morte: e a quando a quando Freddo e atroce un amor di te mi prende, Che a cercarti m’invita in fondo all’acque Di questo carcer glorïoso antico. Meglio morir quando ancor piena e balda Batte nel cuore e nel pensier la vita, E non picchiò la mano a infami porte, E ad alta voce puoi gridar morendo: Mio Dio, mio Dio, perchè m’abbandonasti? Oh tu non m’abbandoni. Io di me stesso Tormentator tiranno. Ed or mie vane Querele a che nell’altrui dolce io mesco? Perdona, Enrico. A’ gaudii altrui non porta Invidia nulla il tuo trafitto amico, Che, sè piangendo, al tuo gioir sorride.