A fanciulla ricca - Edizione digitale XMLcompiled byMaria Federica CartenìCarte Tommaseo Online2025
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Carte d'autore onlinePoesieTommaseo, NiccolòSuccessori Le MonnierFirenze1872Trascrizione e revisione testiMaria Federica CartenìClaudio LupinuMarcatura XML testiMaria Federica CartenìManuela FerraroCodifica XML automatica estratta da WCM-BDGiovanni Salucci - MRX srlCoordinamento scientificoSimone Magherini
A fanciulla ricca
Lieve qual sogno, e limpidaCome un albor del vero,Una leggiadra immagineSpunta nel mio pensiero;E a quel pudico e timidoRaggio, le idee si pingonoIn placido candor:E a lei, come ad anticaDel suo segreto amica,Arride il mio dolor.Lasciami. Assai nel vorticeDelle affannose danzeL’ebro voler travolseroLe giovani speranze.Delle memorie il languidoBacio mi resta, e i vedoviSorrisi, e il bruno vel.Mèta comune, o pia,Ma ben diversa viaA noi segnava il ciel.Non vedi? A te di roseiPiacer trapunta veste,A te le chiome in lucidaGemma ed in fior’ conteste;A. me solinga e poveraVita di spregi, e gl’impetiDi non compianto duol;E degli altrui doloriRimorso, e senza fioriTomba in estranio suol.Vivrò beato e giovaneNe’ tuoi pensieri almeno:E, qual sull’ale graciliNell’etere serenoDi due lontani spiritiAlzansi i preghi, e paionoEntrambi un sol sospir;Così raggiando in DioA rincontrarsi il mioVerrà col tuo desir.Quando, lontana, il teneroViso e i soavi raiDi pura fiamma vividiNel cielo affiserai,E careggiando i mobiliVeli un’auretta tenueColl’alito verrà;Mio quel brillar del cielo,Mio quel fremir del velo,Mio quel respir sarà.Di vane larve, improvido,La tua miseria inganni,E false gioie accumuli,Materia a veri affanni.D’acqua di rio che tenuePer facile declivioNutre per poco un fior,In lei sarà più breveLa tua memoria. Ahi lieveÈ de’ felici il cor!Quando insperata e tacitaMi ti mostravi, e i castiOcchi parlaro, o vergine,Forse ad altr’uom pensasti;Forse l’altero ed aridoCor disdegnò che i liberiOcchi levassi in te.Ma questo, in ch’io deliro,Non è d’amor martiro,Gioia d’amor non è.E non altero ed aridoTi parla, o donna, il core:E quel che me sollecita,Misera, è ’l tuo dolore.Nè le tue gioie invidio,Ahi poche! e non desideroAl fior di tua beltà.Già sacra, già maturaTi scorgo alla sventura,E, vinto di pietà,Gemo in desiri e in tediiPerire i tuoi dolci anni,E della mente gl’idoliFarsi del cor tiranni.Temi il tuo core, o misera:Hanno (e ’l saprai) le lagrimeAnch’elle il suo velen.Dalla comun sozzuraTi lavi il pianto, e puraIl duol ti serbi almen.Pura ti serbi. All’esuleChe ti chiamò sorella,Giammai non suoni, o vergine,Dura di te novella.La tua celata immagineE’ serberà negl’intimiSacrarii del dolor;E, finch’ei vive, avraiDe’ tuoi segreti guaiConscio e consorte un cuor.