Fine dell’errore - Edizione digitale XMLcompiled byMaria Federica CartenìCarte Tommaseo Online2025
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Carte d'autore onlinePoesieTommaseo, NiccolòSuccessori Le MonnierFirenze1872Trascrizione e revisione testiMaria Federica CartenìClaudio LupinuMarcatura XML testiMaria Federica CartenìManuela FerraroCodifica XML automatica estratta da WCM-BDGiovanni Salucci - MRX srlCoordinamento scientificoSimone Magherini
Fine dell’errore
Oh di timida spemeInfiammati desiri,Oh ’l pregar del silenzio e del sorriso,Oh d’un gaudio che gemeInvocati martiri,Oh ’n mezzo ai baci il mirar lungo e fiso;Oh ’l pensier che, divisoD’ogni terrena cosa,Con tutte si confonde,Oh lacrime fecondeD’alti concetti all’anima pietosa,A voi l’egro cor mioMuore, e vi dice addio.Troppo sprecai la vita;E, pien del mio desiro,Scarsa accolsi pietà de’ mali altrui.Or Iddio mi rinvitaPer la via del sospiroAll’amor ch’ogni cosa abbraccia in lui.A’ veri danni tuiVolgi, misero, il core.L’inopia è alle tue porte;Giace in vili ritorteItalia; e forse il tuo padre si muore,E in cerca di te volaL’ultima tua parola.A cuor più degno siaPer la vita nebbiosaRaggio d’amor d’un’anima che l’ami:I’ n’andrò la mia viaSola, incerta, affannosa,Pregando al padre mio ch’a sè mi chiami.Nè per me vischio od amiAvrà più ’l mondo; e scarcaDell’amorosa salma,Farà la svogliata almaSiccome pellegrin che, mentre varcaGora di sucid onda,Guarda all’opposta sponda.La lieta e rea ventura,E la materia e Dio,Le somme e l’ime gioie, in me provai:D’ampia amistà sicura,E di volgar desio,E di virginea tenerezza amai.Or non più su’ miei guai,Ma sugli altrui doloriSì fieri e sì diversi,Canto e pietà si versi,Sull’empie gioie, e sui traditi amori,Sulle ozïose cure,Sulle audaci paure.Franca d’immondi affetti,Potrà l’eterea menteRegnar sè stessa e le soggette cose.Nè, perch’omai disdettiA tua vita languenteSiano gli amplessi di braccia amorose,Men care o men pietoseParran donne infelici;Ma com’acqua che in lieviVapor’alto si levi,Poi riscenda in rugiade avvivatrici,In ampiezza maggioreS’espanderà l’amore.E, quando fia compìtaLa mia lunga agonia,Ritornerò col guardo a questo esiglio;Ai pensieri e alla vitaDi qual donna più siaMisera volerò, fido consiglio:S’i’ la veggo in periglio,Sussurrerò al suo coreUna casta parola;E lei delusa e solaInvoglierò di non fallace amore:Farò dell’ale un veloTra la sua colpa e il cielo.In sul deserto lidoGiaccio prosteso, e sento(Dallo sgomento l’anima rifugge)De’ naviganti il grido,Che tra ‘l fischiar del ventoFerisce il mio riposo: e ancor mi ruggeSopra la china testaLa superba tempesta.