Le memorie dell’uomo. A Gino Capponi
Di sepolcri, di triboli, di rose,
Di lagrime pietose, e di languenti
Speranze al suol giacenti,
Siccome foglie d’autunnal foresta
Che il passeggier calpesta altro pensando,
Veggo, mirando agli anni andati, o Gino,
Distinto il mio cammino.
Più chiara per distanza a me si svela
Del mio destin la tela, e l’ombre e i rai
Scemo più certi assai
Che non quando la man tenea sovr’elli;
E i color’ caldi e belli, e i fiochi e tristi,
Alterni o misti, al contemplante affetto
Pingono un sol concetto.
Gino, inconsutil veste è nostra vita,
Sì fitto ordita che de’ fili intesti
Trarre un sol non sapresti,
Ch’altro da quel ch’ell’è tutta non sia.
Un’armonia di tenuï pensieri,
Com’atomi leggeri umana salma,
Forma e ricrea nostr’alma.
Sovente una parola al cor ti scese,
Ch’e’ non intese allora; e il gel degli anni
E il fervor degli affanni
Faran l’inserto germe un dì fecondo.
E forse in fondo a quella voce arcana,
Com’alma umana entro al pensier divino,
Si cela il tuo destino.
E quando imbruni del tuo dì la sera,
Quella preghiera che pregasti infante,
Forse al labbro tremante
Verrà, come a suo nido; e quella imago
Che al pensier vago ne’ sogni parea,
Forse è possente idea, di cui vestita
Risplenderà tua vita.
Un sospirar di giovanette fronde,
Un pianger d’onde, un raggio che si sposa
All’erba rugiadosa;
Un inchinar di fronte innamorata,
Una prece infiammata, un generoso
Detto, un tacer pietoso, un guardo arriso
Di sconosciuto viso,
Son parole che Dio con provvid’arte
D’amor, confuse o sparte, al cor ci manda:
E il cor ne fa ghirlanda.
Il cuor pe’ campi del tempo e del loco
Le coglie a poco a poco, e in un compone;
E di sua lunga visione intero
Indovina il mistero.
Vibrasi e posa in cima all’ardua mente,
Or lampo atro-lucente, or creatore
Raggio, il foco d’amore:
L’acre pensiero in fondo al cuor s’affina:
E la mente divina e il grave affetto
Si rifà giovanetto e più s’india
Nell’alta fantasia.
Siccome, al tuon della suprema tromba,
Schiusa ogni tomba, ogni vita riscossa,
Le sparse e confuse ossa
Richiederà alla terra, all’onde e a’ venti;
Tal risorgenti, or lieve, or ferrea salma
Son le memorie all’alma, e han vita intera
Come persona vera.
Gli sguardi, i cenni, i taciti sospiri,
I volanti desiri intendi e scrivi,
Tu che in cielo e in noi vivi,
Angelo amico: e fûr di colpe assai
Più forti, il sai, presso l’eterno senno
Talora un cenno, un tacito sospiro,
Un volante desiro.
In ogn’istante di nostr’ùmil vita
S’asconde alta infinita una virtute,
Germe a immortal salute:
E il ben che oprando stai nel tuo segreto,
Può far lieto e miglior qualche lontano
Popolo estrano, e l’ultimo nipote
Di genti a te non note.
Rompe così da non saputa fonte
Di solo monte in popolosa valle,
E lungo il vario calle
Cresce d’onda e di suon vivido fiume;
Tal dalle piume tue su campo ignoto
Stilla, o Noto, il vapor che tesse un velo
Dipinto al nostro cielo.
Tutte de’ figli tuoi le rimembranze,
E le speranze, e il giubilo e la pena,
D’invisibil catena
Sono anella, o Signor: tutto corregge
Sola una legge, e i brevi atomi eterna
E il ciel governa; e fa morire i fiori,
I regni, i dì, gli amori.
Uomini e schiatte, e celebrate genti,
D’armi, d’amor possenti o di pensiero,
Nell’armonia del vero
Son fuggitive, a sè medesme ignote,
Deboli note: e ne’ giri profondi
Di mille mondi radïosa e grande
Quell’armonia si spande.
1835.