Le memorie dell’uomo. A Gino Capponi - Edizione digitale XML compiled by Maria Federica Cartenì Carte Tommaseo Online 2025

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Carte d'autore online Poesie Tommaseo, Niccolò Successori Le Monnier Firenze 1872
Trascrizione e revisione testi Maria Federica Cartenì Claudio Lupinu Marcatura XML testi Maria Federica Cartenì Manuela Ferraro Codifica XML automatica estratta da WCM-BD Giovanni Salucci - MRX srl Coordinamento scientifico Simone Magherini
Le memorie dell’uomo. A Gino Capponi Di sepolcri, di triboli, di rose, Di lagrime pietose, e di languenti Speranze al suol giacenti, Siccome foglie d’autunnal foresta Che il passeggier calpesta altro pensando, Veggo, mirando agli anni andati, o Gino, Distinto il mio cammino. Più chiara per distanza a me si svela Del mio destin la tela, e l’ombre e i rai Scemo più certi assai Che non quando la man tenea sovr’elli; E i color’ caldi e belli, e i fiochi e tristi, Alterni o misti, al contemplante affetto Pingono un sol concetto. Gino, inconsutil veste è nostra vita, Sì fitto ordita che de’ fili intesti Trarre un sol non sapresti, Ch’altro da quel ch’ell’è tutta non sia. Un’armonia di tenuï pensieri, Com’atomi leggeri umana salma, Forma e ricrea nostr’alma. Sovente una parola al cor ti scese, Ch’e’ non intese allora; e il gel degli anni E il fervor degli affanni Faran l’inserto germe un dì fecondo. E forse in fondo a quella voce arcana, Com’alma umana entro al pensier divino, Si cela il tuo destino. E quando imbruni del tuo dì la sera, Quella preghiera che pregasti infante, Forse al labbro tremante Verrà, come a suo nido; e quella imago Che al pensier vago ne’ sogni parea, Forse è possente idea, di cui vestita Risplenderà tua vita. Un sospirar di giovanette fronde, Un pianger d’onde, un raggio che si sposa All’erba rugiadosa; Un inchinar di fronte innamorata, Una prece infiammata, un generoso Detto, un tacer pietoso, un guardo arriso Di sconosciuto viso, Son parole che Dio con provvid’arte D’amor, confuse o sparte, al cor ci manda: E il cor ne fa ghirlanda. Il cuor pe’ campi del tempo e del loco Le coglie a poco a poco, e in un compone; E di sua lunga visione intero Indovina il mistero. Vibrasi e posa in cima all’ardua mente, Or lampo atro-lucente, or creatore Raggio, il foco d’amore: L’acre pensiero in fondo al cuor s’affina: E la mente divina e il grave affetto Si rifà giovanetto e più s’india Nell’alta fantasia. Siccome, al tuon della suprema tromba, Schiusa ogni tomba, ogni vita riscossa, Le sparse e confuse ossa Richiederà alla terra, all’onde e a’ venti; Tal risorgenti, or lieve, or ferrea salma Son le memorie all’alma, e han vita intera Come persona vera. Gli sguardi, i cenni, i taciti sospiri, I volanti desiri intendi e scrivi, Tu che in cielo e in noi vivi, Angelo amico: e fûr di colpe assai Più forti, il sai, presso l’eterno senno Talora un cenno, un tacito sospiro, Un volante desiro. In ogn’istante di nostr’ùmil vita S’asconde alta infinita una virtute, Germe a immortal salute: E il ben che oprando stai nel tuo segreto, Può far lieto e miglior qualche lontano Popolo estrano, e l’ultimo nipote Di genti a te non note. Rompe così da non saputa fonte Di solo monte in popolosa valle, E lungo il vario calle Cresce d’onda e di suon vivido fiume; Tal dalle piume tue su campo ignoto Stilla, o Noto, il vapor che tesse un velo Dipinto al nostro cielo. Tutte de’ figli tuoi le rimembranze, E le speranze, e il giubilo e la pena, D’invisibil catena Sono anella, o Signor: tutto corregge Sola una legge, e i brevi atomi eterna E il ciel governa; e fa morire i fiori, I regni, i dì, gli amori. Uomini e schiatte, e celebrate genti, D’armi, d’amor possenti o di pensiero, Nell’armonia del vero Son fuggitive, a sè medesme ignote, Deboli note: e ne’ giri profondi Di mille mondi radïosa e grande Quell’armonia si spande. 1835.