A un’italiana, sentito in Parigi il suo canto.
Escir di sotterra
Confuso un rumor
Di lunghi lamenti,
Di gridi di guerra,
Di voci d’amor.
E quando librata
Ti levi nel canto,
Non senti nel cor
Un inno di pianto,
Ed anime umane
Che chieggon del pane
Con voce velata
Dal molto dolor?
Ma il Dio che riluce
Sull’itale fronti,
E i rivi ed i monti,
E i templi, e la luce
D’Italia, e i languor’,
E i vanti già suoi
Amar tu non puoi
Con tanto fervor,
Quant’io che, da lei
Diviso, è quattr’anni,
Indarno vorrei
Dal fonte toscano
Diffusa riber
La dolce favella
Che pur di lontano
Dagli aridi affanni
Rinfranca e rabbella
Lo snello pensier.
In quel fiume di limpidi concenti
Vanno a specchiarsi amaro-sorridenti,
Ivi contemplan desïose e pie
I dì perduti, le memorie mie.
Ma la virtù di tua voce, o cortese,
Divinar non saprà chi non la intese.
Deh, quando più nè tu vivrem ned’io,
Del tuo canto un sospir viva nel mio.
Nantes, 1838.