• A giovane scrittore

    A giovane scrittore Un guardo al cielo e al monte, uno alla via; Non la testa sempr’alta. I nostri orgogli Temiam, no l’ire nè l’insidie altrui. In questo libro che ci scrisse Iddio, Ove il color favella e il suon dipinge, Leggiamo amor, fratello. Anco la pena È alito d’amor: gli Angeli santi, Cui quest’umil pianeta è dato in cura, Passan volando; e chi soverchio altera Leva la fronte, col ventar dell’ala, Senza punto toccar, mandano a terra. Queta, se vien da Dio, queta e di molti Secoli regnatrice, è la speranza. Sia fidente il dolor: che fa se il frutto Ne coglieran domani o tra mill’anni? Dono di spirti e di virtuti ignote È il ben che noi circonda. E l’aër puro Che fa ne’ polsi palpitar la vita, Non si tocca con mani, occhio nol vede. Non ch’altri il sappia, ma che il cuore accolga Con casta gioia il bene, e l’offra a Dio, Questa è gloria verace: e non applauso Di poche mani o susurrar di labbra, Ma degli Angeli il canto per gl’immensi Mondi e per gli anni eterni la diffonde. Questo è conforto all’ignorata guerra, Che con l’anima tua durar dovrai, Fino alla morte. O se languisci e cadi, Prega e risorgi, e ricombatti, e spera. Compagna alla battaglia, e amica fida (E quasi fior di verginetta in seno, Che le parli in città de’ dolci campi), Abbi la morte. E quanti son sotterra, Abbi fratelli. Li vedremo un giorno, Ed altri ci apparran da quel che seco La fantasia dei cuor li presentìa. Scrivi intanto l’amore e la speranza. Lieta e severa, meditata e schietta, Corra la tua parola; e in lei si specchi, Come in fresch’acque, il giovanetto viso Di pure donne, e la verzura e il sole. 1841.