• Felicità. Ad una vecchia

    Felicità. Ad una vecchia Curva, tremante, avvolta in vili panni, A gran fatica i languidi occhi tuoi, O poveretta, al cielo innalzar puoi: Forse alla fredda inopia ed ai tardi anni Tedio s’aggiunge di più duri affanni: E pur, lassa, il tuo core Non è tutto dolore, E un angelo d’amore Ti protegge de’ candidi suoi vanni. Le schiette gioie dell’etate infante, I casti sogni d’un primiero affetto, E lo sposo per molti anni diletto, E gli espiati falli, e l’opre sante, In dolce lume a te tornano innante. Credi alte cose e speri, O misera; e i severi Con gli allegri pensieri Al tuo intelletto attempra un senno amante. Come più bello il sole in ver la sera, Come d’autunno i fior’ paion più gai; Così la vita, che a te fugge omai, È d’inganni più libera, e sincera Di quïete memorie e di preghiera. Tu le smanie cocenti D’acri desir’ non senti, Nè per vani lamenti Del duol la noia ti si fa più nera. Ogni vita, ogni etate, ogni sventura Ha sue gioie ineffabili, profonde. Tenta al vivo il terren; spiccieran l’onde, Del mesto campo a consolar l’arsura: E sotto ’l gel che in pigra mole indura, Corre sonando il fiume; E in ciel pover di lume, Se bella oltre il costume Alba o notte sorrida, appar più pura. E quando al senso dell’esterne cose L’alma s’invola, in suo tedio romita; Un mondo arcano, una seconda vita Negli alti suoi recessi Iddio ripose. Lì si raccoglie, e sente armonïose Voci sonar di Santi Spirti lieve volanti, Come sommessi canti D’ignoto augello tra cipressi e rose. Un raggio, un’armonia, nel cui sorriso S’apra a nuovi pensier’ l’alma languente, Una parola che nel cor si sente, Un tacer con pietate, un mirar fiso, Un lampo di pensier che ’l paradiso Intorno a te diffonde, E, come il ciel profonde, Bellezze disasconde A cento a cento in un girar del viso; È di molti martir’ largo compenso. A te pur, lassa, Iddio parla nel petto Le sue dolci parole, a te ’l diletto Più vergine, e il martir fa meno intenso Ignoranza sublime. Io, solo, io penso Al tuo dolor, tapina; E il pensier mio s’inchina A te che un dì, regina, Forse raggiar vedrò nel cielo immenso. 1835.