• In morte di Giovanna Mannelli-Galilei

    In morte di Giovanna Mannelli-Galilei

    (Accennando in questi versi al nome de’ Galilei, meritamente aggiunto all’illustre casato di Luigi Mannelli, accennasi alla casa di Dante Alighieri, da lui posseduta; e alla figliuola del Galilei, suor Celeste, e alla figliuola di Dante, suor Beatrice, dall’esilio del padre condotta a morire in Ravenna nel chiostro di Santo Stefano dell’Ulivo. E accennasi a Ottavia Mannelli, figliuola degna, premorta alla madre, che per anni la pianse.)

    Voce dal cielo udii. «Scrivi: beata, Lei beata che in Dio visse e morì.» Dice lo Spirto: Or posa, o affaticata, E, come un coro d’Angeli, Lo stuol di sue bell’opere In alto la seguì. Messaggiere di lei, salian già prima A Ottavia sua nel sempiterno dì: E scendon or dalla beata cima; E dalla sua memoria Tra cielo e terra un iride, Luigi, a te fiorì. Senti la pia che dice: «Or ti consola; Son finiti, o Luigi, i miei dolor’. Serba a’ figliuoli della mia figliuola Di tua virtù l’esempio; I nostri in lor rivivano Immacolati amor’. Gl’insegna amar la patria. Anch’io l’amai; Compiansi e i vecchi e i suoi recenti error’: E ancor più l’amo; e de’ venturi guai Italia mia commisero; Perchè gran cosa è Italia Negli occhi del Signor. Quel cieco sommo, che dagli astri il vero Colse, e lo raggia alle lontane età (Tu redasti il suo nome; e al cimitero Sul letto di mia requie Col nome del battesimo La gente leggerà MANNELLI-GALILEI); quel cieco, e Dante (Tu, Luigi, hai la casa ov’ei vagì), Parlan d’Italia meco: e le due sante Figliuole de’ due miseri, Le due povere vergini Che il chiostro al ciel nutrì, Orano sempre per l’Italia meco, Più radïanti nel virgineo vel Che di lor fama il gran poeta e il cieco; E in regïon più splendida Che i padri lor, gioiscono Celeste e Bice in ciel: E ai padri il cuor ne gode. E in compagnia, Umile donna anch’io seggo di lor; E va del par con esse Ottavia mia; Come figliuole unanimi, Con lei che fu tua moglie, Pregan su’ tuoi dolor’. Dai dolor’ che tu queti e sacri in Dio, Gioie ad Ottavia tua crescano e a me. Sempre (e tu ’l senti ben) teco son io; Teco di Dio nel tempio, Teco nel letto vedovo; La tua Giovanna è in te.» 1865.