• Al redentore

    Al redentore Il sanguigno sudor che l’agonia Dalla tua fronte espresse, e l’acqua e il sangue, A cui la lancia aprì la via dal petto Morto, la terra ne bevea le stille: E nel gran giro delle vive cose Le rinfondea, negli elementi primi Sciolte, or aura or liquore; e le volgea D’una in un’altra età, di clima in clima. L’aria spirata dal tuo petto sacro, E che suonò le tue sante parole, Mosse i bianchi capei del vecchio stanco E i fior’ delle virginëe ghirlande; E la recâr di poggio in poggio i venti, Fecerla in nube, e la stillâro in pioggia; E l’attraeano in sè gli umani petti Non conscii di spirar l’aura d’un Dio. Di luna un raggio, l’alito fugace D’ùmile fior di sè le cose imprime; Par morto, e vive in esse: or come alcuna Orma, Gesù, di tua terrena vita, Come potea smarrirsi alito alcuno? Non da solo l’altar zampilla il sangue Rinnovellato all’immortal parola: Questo tutti bevete; è sangue mio, Il sangue dell’Amor nuovo ed eterno; Ma in quanti ha mai la terra atomi, in quanta Aria la cinge, il lievito del sangue Liberatore e il tuo respiro io sento. Come le dita della mano, e come Fiori, bellezza d’una stessa rama, Signor, con questa terra in cui nascesti Son le immense per l’alto ultime stelle. Come nel tempio tuo gl’incensi e i canti, Il sangue tuo da questo umìl pianeta Ascende ai mondi che per te son fatti, Tutti di sè li benedice e sacra. Come i Beati, e i lagrimanti in questa Valle, fan tutta una città de’ Santi; Così dal sangue tuo, che noi rinfranca, Spira l’amor che i Serafini indìa. Agosto, 1867.