• Il corpo di Cristo

    Il corpo di Cristo Sacra la terra che produce il pane, A tua beltà tremenda ùmile velo Quando tu scendi, e nelle spoglie umane Comprendi il cielo. E quando ferve in vivo sangue il vino, Che fiamma a’ cuori e refrigerio infonde, Per tutti i cieli un alito divino D’amor diffonde. Poco era aver, Gesù, della infinita Tua carità nostro pianeta impresso: Tutto nel soffio di ciascuna vita Mesci te stesso. Nè sì stretti potea nè sì fecondi Trovar mortale amore abbracciamenti. Degno concetto al Creator de’ mondi, Degli elementi Al sempre immoto innovator, che lègge Nel pensier del mio cuore anzi ch’io ’l pensi, E agli àtomi fermava unica legge E a’ cieli immensi. È sacra ogni aura, ogni àtomo, ogni stilla Che parte esser potria del gran portento. Nè di tanti splendor’ fitto scintilla Il firmamento, Quante fïate a un tratto il Corpo Santo Moltiplicar, divina ostia, potria Quel Figlio tuo, che tu piangesti tanto, Dolce Maria. Chi delle cose il generarsi arcano, Chi l’arcano immutar narra o comprende? E come il corpo appar, come nel vano Tuffasi e ascende? Questo di spazi interminabil tratto, Per molti moti e molta ora disgiunto, Dell’Infinito è nella Mente un atto Presente, un punto. Meglio che al senso incerto, emmi soave Credere in questa Fede. Io veggo il vero Più che con gli occhi; ed il mistero è chiave Ch’apre il mistero. Così trapassa intero in aria o in onda Raggio di sole, e intero ne rivola: Esce così dall’anima profonda Viva parola, Che, sonante da’ labbri, impressa in carte, Entra tutta, e negl’intimi rimane Pensier’ di molte per li tempi sparte Anime umane. Come etereo vapor là ne’ languenti Fiori s’instilla, e qui da’ fior’ risale; Come salgono e scendono ferventi Le angelich’ale, Un’ostia si dilegua, e il Ciel s’infuse In altra, al suon delle possenti note: E inneggian mille, in un amor confuse, Anime ignote. Quanti preghi anelâr’ ne’ petti umani, Cristo, dal dì del tuo supremo affanno, Quante da te ne’ secoli lontani Gioie verranno, Tu che raccogli l’anima e le membra E ’l nume tuo nell’ostia, Agnel di Dio, Que’ preghi tutti e quelle gioie assembra Nel pensier mio. 1853.