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Materiali d'archivio
Fondo Tommaseo della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
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Niccolò Tommaseo et Nantes: mostra allestita in occasione del convegno internazionale di studi Tommaseo europeo per il 150° anniversario della morte di Niccolò Tommaseo(1802-1874)
S. Michele. IV. MeditazioneL’aria non veggo che tra’ miei capelliScherza, e nel petto mi ricrea la vita,Ma ben veggo la stella, il cui sorrisoAnzi che giunga nella mia pupilla,La giovanetta è sposa ed orba madre.Lontan da’ vostri giri, Angeli santi,Più che da Sirio è la terrestre arena.Quaggiuso a un tempo e su nel ciel vi miro;Vi sento in me: chè la mia fè v’appressaE il vostro amore: e chi ci unisce, è Dio.Odo un suon di benigne acque correntiOltre la selva fonda; odo il concentoDi gaî volanti tra le fronde ascosi;E mi spirano odor distinti e mistiDa rinchiuso giardin rose e vïole.Grazie, pietosa Fede. E chi siam noi,Cui tanta al fianco infermo ala consenti?Che in un suon ci riveli ignoti mondi,E alcun de’ nomi a balbettar c’insegniChe nell’Immenso eterno echeggeranno?Come alla valle il poggio, al poggio il monte,A’ monti l’aria circonfusa, e a quellaGli astri del sol seguaci, e al piccol soleSovrastano a scaglion’ soli giganti;Tali all’umana angeliche famiglie.L’ una all’altra è ministra e messaggiera;Fitti quasi in battaglia, e pur ciascuno,Per diffuso d’affetti ordine, regna.Vince il numero lor nostro pensiero,E si conoscon pur come gemelli.Tu che vincesti l’infernal battaglia,E la vinci ogni dì, splendi modestoPur nella terza gerarchia, Michele:Sette almen sovra te storie di mondiCorron segnate di maggior mistero.Tu, dall’alba de’ secoli al tonanteDisfavillar della suprema fiamma,Scorgi, Arcangel di Dio, le nostre menti;E radïante anel, per cui la terraPende dal cielo, è ’l trionfal tuo nome.Non se, scagliati da vapor che scoppiIn bollenti rovine issero i mondi;Non se il creato in libera agonia(Quasi anelante a un tratto a morte e a vita)Trambasci, e sè contro se stesso avventi;Nulla potrà lo spirital conflittoIl conflitto agguagliar che tu, minore,Contro il sovran de’ principi durasti:Chè in cielo e in terra alto consiglio eleggeIl men forte a calcar serpi e tiranni.Tu ’l mareggiar del primo incendio attutiColl’alito del labbro e col sorriso;E te tremendo di bellezza umìleSentì il dragon che colle spire ardenti,Disconfitte dal ciel, svellea le stelle.E fûr divise allor l’acque dall’acque,L’acque che al fiore in grazia il ciel destina,E il fior le rende al ciel prece ed incenso;L’acque mugghianti per tempeste e mostri,Al marinar, che ne perìa, non visti.Nostra virtù, Michel, cresci a’ cimenti,E questi e quella in tue bilance adegua.Magnanima umiltà, franco di spregiZelo pudico, meditato ardire:E, come in cielo, si combatta in terra.Vento se’ tu, che, vane nebbie, sgombriLe potestà dell’aëre tiranne;Aura soave, che ne’ fior’, ne’ massi,Nell’acque vive, ne’ pensier’ del cuoreBrividi e caldo di bellezza ispiri.E te, Michel, diremo ardente muroTra gli schiavi campati e i lor tiranni;Te, Gabriele, agli esuli compagno;Te, Raffael, velata luce e fidaAl pellegrin soletto e al padre cieco.Per l’uom solingo e per le intere gentiVoi combattete, o pii, guerra sublime.E qual d’affetti e d’opre belle induceSchiera maggior, di quella gente in nomeQuell’Angelo ha vittoria innanzi a Dio.Noi l’accennar del sacro fuoco, e il lentoCamminar della nube condottieraChe i suoi conguaglia ai nostri passi stanchi,Spregiammo; e dalle libere pendiciIl cattivo pensier torna in Egitto.E te, sceso il destrier d’aura e di fuoco,Poste giù l’armi, scintillar di paceVide Italia, Michele, in sul Gargàno;Italia schiava, a cui le glorie e l’onteDi Giuda e d’Israel misura Iddio.Angeli santi, a cui la sorte è in curaDelle Chiese di Dio che un dì saranno,E delle antiche, or desolata arena;Il passato noi guidi, or nube, or fiamma,Noi, nube e fiamma, all’avvenir siam guida.Corra il pianeta nostro i suoi sentieriNon di vergogna e non di colpa ingombri:Ve ne preghiam per il comune Iddio.L’uom dei dolor’, che amaste ancor non nato,Del suo sangue irrorò l’ultime stelle.