• I corpi celesti

    I corpi celesti Infinita progenie di viventi, Non sentita, dan lena a’ sensi miei: E son del viver mio fidi elementi; Ed essi meco, ed io con lor morrei. Come in lungo deserto ignote genti, Vanno a famiglie in ogni vena, e in lei Erran di proprio moto; eppur la piena Del sangue in giro e il mover mio li mena. Sulla tua faccia e nel tuo grembo, o Terra, Ferve di piante e d’animai la vita; Che in acqua, in aria sale, e stassi, ed erra Libera, e teco è per lo ciel rapita. Di sue spoglie alza i monti, i mari interra; E nutrisce il tuo sen, da te nutrita; E a nuove specie ed alla gente umana Compone il nido, e l’alito risana. Così le stelle sornuotanti al vano, Breve son di più grandi astri elemento; Come viventi in terra o in corpo umano, Rendono e fanno il moto e l’alimento. E come fiume al desïoso piano Chiare acque adduce e liete aure e concento, In maggiore universo infusi i mondi Armonïosi corrono e profondi. E i maggior’, membra forse ubbidïenti Alla virtù d’un libero pensiero, Compiono anch’ei, di sacro amor frementi, D’una celeste vita il ministero. Queste luci del ciel pensoso-ardenti Quante ne cape l’orizzonte intero, Son le piume d’un ala, o d’una bella Fronte le pieghe, o d’un bel crin le anella.