• A Venezia

    A Venezia Sola eri allor che all’atterrita Chioggia Le liguri tuonâr minacce e l’onte; Sola eri allor che la fulminea pioggia Morte scagliò sul Ponte. E con Vettor vincesti: e fu simìle L’estremo fato a nobile vittoria. I rimorsi e il coraggio, o mia gentile, Chiedi alla tua memoria. Per miracol di Dio cadde spezzata La tua catena. Lo stranier ti grida: «Che fai, Venezia? Ove i tuoi vanti?» e guata. Ah, ch’ei di te non rida! Debole ti lasciâr, dagli ozii oppressa; Ma ti restan pur braccia e senno e oro, E il mare, e Dio. Non mendicar, tu stessa Conquista, il tuo decoro. Fiacca vendetta e misero compenso, Lamentando giacersi. Oh dormigliosa Svogliata ancella, e già del mare immenso Forte regina e sposa, Sorgi. E il vigor che i voli tuoi sostenne Mentre fatica a’ tuoi grand’avi piacque, Rinascerà. Ricresceran le penne, Rivolerai sull’acque. 1870.