• L’Italia

    L’Italia Sola, inerme, tramortita Giaci, o donna delle genti. Delle febbri e dei tormenti, Che sentir ti fean la vita, Più tremendo è ’l tuo languor. Manda, o Padre, alla sopita Una scossa avvivatrice; Dona, o Padre, all’infelice Ch’ella intenda il suo dolor. Non improvvida baldanza, Non imbelle e vil sospiro; Non ignobile il desiro, Non feroce la speranza, Non sia stolto il suo clamor. D’una vergine fragranza Di ventura età men vile La ristora; e sia simile A martirio il suo dolor. S’esser dee, Padre, di pianti E di sangue il suo lavacro, Deh quel sangue almen sia sacro; Deh non sian ludibrio i vanti Dell’italico valor. Di pudico ardir, di santi Detti, e d’opere leggiadre La consola: e intessi, o Padre, Qualche gloria al suo dolor. Vero amor più non s’alletta Nella misera cattiva: Tu l’amore in lei ravviva; Sia l’amor la sua vendetta, Sia l’amore il suo tesor. E se incontro a lei s’affretta Per la notte del futuro Nuova pena, almen fia puro D’ire inique il suo dolor. A te chiami, e si consigli Col tuo Verbo la tradita. Tu la via, tu sei la vita; Tu la invola a rei perigli Della speme e del terror. Tu la campa da’ suoi figli, Dagli amici e dagli amanti. Voi che in lei nasceste, o Santi, Tregua orate al suo dolor. 1834.