• Il pensiero d’una morente

    Il pensiero d’una morente Il dì ch’ Ei nacque, ed al vagir del Santo Sonò di pace glorïosa il canto, Quel fu l’estremo de’ tuoi dì, Maria. Di’, quant’ inni per l’alto, e che fiammanti Danze di soli rincontrasti, e quanti Mondi gioian del pargolo Messia? Dalla terrestre nebbia fredda e fosca, Da lubrici dolor che orgoglio attosca, Da’ servi altèri e ignobili tiranni, Apristi nell’eterna primavera, Nel sempre vario dì che non ha sera, Nella sicura libertate, i vanni. Ed or conosci tutti i cari miei, Che per la vita mia pregano, e in lei Vibrano accolta la divina fiamma; Come s’aduna, in trapassar per lente, Fascio di raggi, e sì divien possente, Che il legno adusto e fumicante infiamma. Ma Tu che a me lontano, e veramente Non degno de’ pensier’ d’una morente, Pensasti all’ora del morir, Maria, In me riguardi; e l’immortal concento Di tutto il ciel non vieta il fioco accento A Te salir dell’egra anima mia.