• La vecchiezza

    La vecchiezza Dal suo trafitta e del mio duol pietosa, E amica a’ versi miei, vedrommi arridere Alcuna volta ancor donna amorosa; O quelle a cui rinfiammano il desiro I dolci anni d’amor ch’ultimi volgono, Drizzeran forse a me qualche respiro. Ma tu per l’aure di maggior bellezza Spiega gemendo il volo. — Amasti, o misero: È incominciata omai la tua vecchiezza. Sianti di bella donna gli atti e il viso Vani sembianti che in cocchio trasvolano: Li rivedrai più veri in paradiso. D’austere gioie e di possenti amori Sorgi alla nuova età poeta e martire; Non cercar con desìo vili dolori. E s’e’ picchiano blandi alle tue porte, Di’ lor: non è per voi luogo il vestibolo Lungo, che mette ai tempii della morte. Poco, al pianto e al desir, cor mio, godesti; Poco godesti. In freddo ormai componerti Sonno, cor mio, bisogna: e tu ti desti? Ma, da’ crudeli venti custodita, Durerà lungo la mia fiamma, e in candido Chiaror tremolerà d’eterna vita. Razzo rotato guizza in alto, e muore: Ma tra’ sepolcri la sospesa lampana Serba sua vita timida lunghe ore; E degli afflitti il piè, per l’ombra nera, Guida all’altar, che van, bagnata in lagrime, La ghirlanda a recar della preghiera.