• L’ideale

    L’ideale La giovin donna ch’i’ amo d’amore, M’ama con tutte le forze del core. Mai tutta trista, nè mai tutta lieta: Queta è sua doglia, la gioia più queta. Tutta coperta d’un semplice manto: La sua parola un dolcissimo canto. Vede, dormendo, di ciel visïoni, E le contèsse in sognate canzoni. Ell’ha di vergine il timido amore, Di vedovetta il maturo calore. Da sera al sommo degli anni fiorisce, Da mane invergina e ringiovanisce. Siede nel sole, o, deposto ogni velo, Qual fior, riceve la pioggia del cielo. Umor la nutre di schiette bevande Che per le gracili membra si spande, E le commove d’un moto leggiero, Simile al moto d’un lieto pensiero. Nè mai, nell’atto d’andar, muta i passi, Ma, come uccello per l’aere, vassi, O, come nave per l’acqua, procede, Che tutta mossa in un tratto si vede. Ella si lascia libar da’ miei baci L’altera fronte e gli sguardi vivaci, Ma non mai, seno compressa con seno, Bevve degli ebri complessi il veleno. Sempre la veggo, pur sempre la bramo: Non disse mai: tu se’ buono; nè: t’amo. Alle sue docili orecchie amorose Suona una voce da tutte le cose; Un’aura spira, sottil ma sicura, Che le fa tutta sentir la natura. Docile ell’è come stelo di fiore; Ma ferma tiensi in radici d’amore. E sè conosce; e quel Dio che la ispira; Sente in sè stessa: e però non s’ammira. Sublime guarda, comprende profondo: Però s’inchina ai misteri del mondo. Ama tranquilla con ordin d’affetto Un fiore, i mondi, il Signor suo diletto. Tutti ama; e meco si vive soletta La mia fanciulla, la mia vedovetta.