• A donna lucchese d’onorato ingegno

    A donna lucchese d’onorato ingegno Allor che tranquilla Dal puro occidente, Dall’onda corrente, Dal florido suol La vita ti brilla Dell’italo sol; Tu, donna, che senti? Di quali color’ Severi o ridenti Distinto il pensiero Ascende leggiero Dal giovane cor? Ma quando prostrata T’accolgon le chiese Che, altera ed armata, La franca virtù Del buono Lucchese Fondava a Gesù; Tu, donna, ben senti Escir di sotterra Confuso un rumor Di lunghi lamenti, Di gridi di guerra, Di voci d’amor. E quando librata Ti levi nel canto, Non senti nel cor Un inno di pianto, Ed anime umane Che chieggon del pane Con voce velata Dal molto dolor? Ma il Dio che riluce Sull’itale fronti, E i rivi ed i monti, E i templi, e la luce D’Italia, e i languor’, E i vanti già suoi Amar tu non puoi Con tanto fervor, Quant’io che, da lei Diviso, è quattr’anni, Indarno vorrei Dal fonte toscano Diffusa riber La dolce favella Che pur di lontano Dagli aridi affanni Rinfranca e rabbella Lo snello pensier. Nantes, 1838.